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La piccola Jo, diario di una giovane donna, tra crisi adolescenziale e libertà di crescere

Il libro narra la storia – a tratti autobiografica) di una ragazza di dodicenne, che attraversa la propria crescita passando dal mondo dei sogni, delle sue fantasie espresse nei giochi in campagna e al mare, alla scuola e alla società, in modo brusco e spesso scontrandosi con la freddezza del sistema educativo anche dentro alla famiglia. Costretta a crescere in fretta e a scegliere tra mondo interno (immaginazioni e creatività) e mondo esterno (adesione ad aspettative, regole) per ottenere giudizi e voti positivi e ritrovandosi da adulta ad aver smarrito il senso personale e profondo della vita. Sarà proprio attraverso la famiglia allargata e il viaggio interiore ed esteriore, tra gli esempi della nonna e della zia settentrionali, rispettivamente insegnante ed artista famosa (realmente esistite), che la spingono e la supportano nella sua passione per la pittura e la scrittura, che ritroverà la propria bellezza interiore, in cui il sogno è perseguibile attraverso la capacità di dargli basi concrete e reali.

E’ la storia di un modello educativo che ricalca lo stile autoritario del periodo post bellico italiano, in cui il paradigma della stabilità consentiva una “governo” sociale e famigliare basato sull’imposizione delle regole e delle sanzioni. Nel paradigma attuale, invece, fondato sull’incertezza, abbiamo necessità di governare l’instabilità facendo riferimento soprattutto a modelli basati sul dialogo, sul confronto e sulla gestione partecipata, nelle istituzioni e nella famiglia. Il libro ha il merito di consentire al lettore un viaggio personale nella propria storia di giovane e adolescente, per poter trovare le radici di un dialogo con le generazioni nuove, ricostruendo così un’alleanza smarrita, comprendendo le nuove istanze di coloro che rappresentano la distanza più breve rispetto al futuro, nelle famiglie, nelle scuole e nelle imprese. Un nuovo patto intergenerazionale che arricchisce il presente e costruisce il futuro. 

Suoni familiari. Come ritrovare la bellezza nella propria vita di coppia e famigliare

Il libro ci svela tanti piccoli segreti per migliorare la relazione uomo-donna e la genitorialità, attraverso uno stile originale a metà strada tra il romanzo e il saggio, che trascina emotivamente e al contempo, stimola a riflettere e a valutare possibili cambiamenti positivi su aspetti importanti della vita familiare, quasi senza accorgersene.

Tutto è visto con gli occhi di una donna; pagine ricche e piene di pathos sono proprio quelle in cui, intrecciando storie di donne, l'autrice parla della bellezza al femminile e del suo insostituibile contributo alla vita sociale. Il libro è anche una lettura stimolante per la crescita del rapporto di coppia, e alla necessità di una cura costante, che deve sempre partire da sè stessi per proiettarsi sull'altro; partire dal volersi bene, da una buona stima di sè.

Se la coppia viene spesso paragonata ad un ponte, sostenuta da due colonne, non dobbiamo dimenticare mai che i due coniugi, ossia le due colonne, devono essere entrambe solide e dritte. Solo così i due, cercando di colmare un lavoro personale costante e paziente i propri vuoti affettivi, possono scambiarsi la ricchezza delle proprie vite, desiderose di incontrarsi aldilà degli inevitabili conflitti, scoprendo che l'amore può essere nuovo e quindi più forte e coinvolgente proprio con il passare degli anni.

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Bellezza Tradita

La storia narra le vicende di Lucrezia, una donna molto bella che al lavoro ha tanta facilità ad ottenere successo sul piano dell’apprezzamento fisico e del corteggiamento, quanta difficoltà a farsi riconoscere per le sue doti personali e professionali. Un traguardo che Lucrezia raggiunge a seguito di diversi intoppi di carriera, causati dal suo diniego a numerosi tentativi di corteggiamento e avances, che in alcuni casi diventa determinante per il futuro lavorativo della protagonista.

 

Attraverso un periodo che va dagli studi universitari al matrimonio e alla nascita di un figlio, nel Meridione d’Italia, la storia di Lucrezia accompagna a comprendere le origini culturali del femminicidio, che non sempre arriva al suo culmine con la morte delle vittime, ma può comunque lasciare segni, spesso nascosti, sulla pelle dell’anima delle donne. Ferite che nascono da una cultura che vede la donna inesorabilmente sola di fronte ai ruoli familiari e a trovare nuove soluzioni al problema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, in una società che sembra aprire tutte le porte delle opportunità potenziali al lavoro e alla carriera, ma che non spiega come gestire la libertà acquisita con la responsabilità del ruolo familiare a cui una donna si sente chiamata e che non fa nulla o quasi per aiutarla ad essere donna, madre, moglie, lavoratrice.

 

La bellezza all’inizio presentata come ostacolo, si trasforma nello strumento di riappacificazione di Lucrezia con se stessa e con il mondo esterno, una bellezza trascendente, che la fa donna in quanto capace di amarsi e di amare, che la fa bella in quanto donna, forte in quanto debole, determinata in quanto delicata, vincente poiché in grado di perdere per un amore più grande, capace di vedere il cambiamento perché sa attendere e vedere oltre l’apparenza scontata delle cose. Una storia per uomini e donne, per comprendere meglio gli stereotipi di genere, per comprendere dal di dentro la vita di una donna, spesso valutata come oggetto del desiderio sessuale maschile, o relegata a ruoli di cura familiare nei quali rimane schiacciata. Un racconto che ha l’obiettivo di riflettere sulle potenziali discriminazioni di genere e su una più equa divisione dei carichi di cura familiare, per costruire una vera alleanza affettiva uomo-donna, unica via possibile per le famiglie di oggi e di domani.

Isole del Tempo. Conciliazione vita-lavoro
Pubblicazione a cura di Emanuela Megli e Rosanna Nicastro, Cacucci Editore  (2013, 121 pag. € 15,00)
Recensione Volume Isole del tempo
di Emanuela Megli e Rosanna Nicastro;
Rivista Persone e Conoscenze
Este Edizioni (2012)
 
Articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno 
Progetto “M.E.T.A. – Metodologie e strumenti innovativi in materia di formazione e valutazione nell’ambito dell’apprendistato” (2001). 
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